Oscarino

(Milano 1950 – Bombinasco 2009)

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In questa vera e propria istituzionalizzazione del banale, le opere di Oscar Andrea Braendli introducono un cuneo, esercitano una resistenza e impongono un riconoscimento pensante e comprendente che passa innanzi tutto per la loro ridottissima dimensione.
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In questa congerie culturale,....., la scoperta dei micro-mondi poetici di Braendli costituisce un correttivo formidabile che non riguarda soltanto l'ammirazione estetica per l'intensità, la varietà e la totalità della sua opera, ma che, proprio a partire dalla sua mobilità, dalla sua icasticità e dalla sua produttività, ha a che fare con una pratica di civiltà, di irrinunciabile esigenza etica, di interesse per la comprensione profonda delle cose e del creato.
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...Braendli ha scelto una sua forma unica e irripetibile, eppure naturalissima, di parlare al mondo, intessendo un dialogo serrato con i suoi angoli piu' riposti e minuti, abbracciando nei suoi disegni la forma piu' elementare di vita, quella piu' difficile e dolorosa da scorgere, che unisce in un solo giro di danza la morte e la vita, il dolore e l'euforia, l'amore e l'esclusione.
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Scrive Braendli: 'La musica (che mi piace) – pianoforte, chitarra: delicata, ma molto, molto veloce, zampillante.' ......
Le opere di Braendli si comportano esattamente come questa musica da lui descritta, sono zampillanti ed irrequiete, delicate e rapidissime, sanno captare con una miracolosa economia di mezzi i sussulti, i ritmi sincopati, gli stati febbrili e gli addensamenti ritmici di un mondo naturale depurato nel rigore degli sfondi monocromi su cui danzano aggregazioni di punti, linee serpentinate, zig-zag di impronte, campiture cromatiche che si dissolvono le une dentro le altre, scritture pittoriche di percezioni psicologiche provenienti da una sintonia totale col mondo naturale e articolate nel tessuto forma–colore–suono.”

Gianluca Ranzi, Su Braendli e la danza della vita , con un occhio al moto browniano, in Andrea Oscar Braendli, un osservatore del mondo, Mudima 2014

Biografia

 

Oscar Andrea Braendli, detto Oscarino (OAB), originario di Maennedorf, nasce a Milano il 15 gennaio 1950 in una famiglia svizzera colta, amante delle arti figurative e non. Sono cari amici di famiglia Max Huber, Italo Valenti, Gabriele Mucchi.

Nel 1969 dopo la Maturità alla Scuola Tedesca di Milano, si trasferisce a Zurigo dove studia germanistica e biologia, studi non conclusi, materie che lo interesseranno tutta la vita.

Dopo un corso in informatica lavora per qualche tempo alla Swissair. Sono conservati di questo periodo pochi evanescenti bellissimi disegni su carta da computer.

A Zurigo, lontano da casa, precipita nelle prime crisi di alcolismo e tristezza, crisi che lo accompagneranno per tutta la vita, intersecate all’intensa attività pittorica.

Nel 1981 ritorna a Milano, dove lavora, senza troppa costanza, nella Braendli& C. e , con Mario Penati, nella piccola ditta affiliata “et alia”.

Nella seconda metà degli anni ottanta, partendo forse proprio dai cartoncini da visita della ditta, 5,4 x 9,2 cm, sviluppa la sua caratteristica pittura ad acquarello, dai colori puri e intensi, di piccolo e piccolissimo formato.

Quando, nei primi anni novanta, i genitori si trasferiscono nel Canton Ticino, li segue, vivendo a Lugano e nei dintorni. La produzione artistica del lungo periodo ticinese è vastissima; come ha sempre fatto, il pittore regala una buona parte delle sue opere.

Muore a Bombinasco il 9 agosto 2009, riposa nel piccolo cimitero di questo bel villaggio svizzero.

Ha dipinto tutta la vita per il gusto e la consolazione di farlo. Non dotato di senso pratico, indolente e fiero, non si è curato di far conoscere la propria opera, del cui valore era consapevole.

Coloro che hanno avuto occasione di conoscere la sua pittura l’hanno amata.
Fra loro Jean Clair, Gino di Maggio, Stefan Frey.