Artista estremamente colto, di fine ironia e umorismo, raffinato ed introverso, come tutte le persone dotate di un’ampia apertura mentale sempre in perpetua tensione emozionale ed intellettuale, visse il paradosso di fare convivere in sé un grande coraggio con una debolezza profonda.
Le bateau ivre, Davide Di Maggio

I gesti di Oscar Braendli erano (sono) lenti e mai scomposti; di lui, elegante, gentile, generoso, restano tremila sue versioni di un sentiero dentro senza limiti, inimitabile prefisso per la gioia. Parlavo di un bambino: il Mirto è eterno, come il Mito nasce pianta e, in ampio volo, spesso lo si intravede confuso tra le rose di Minuzia.
Note per Oscarino, Sergio Dangelo

Testi tratti dal volume Andrea Oscar Braendli, Un osservatore del mondo,
Milano, Ed. Mudima, 2014.

Nella complessità delle ragioni che hanno mosso l'inventiva di Oscar Andrea Braendli, si possono perlomeno individuare tre fattori essenziali, che stanno alla fonte della sua espressione artistica: un'acuita sensibilità d'animo, del tutto fuori dal comune; l'attenzione empatica per le creature e le manifestazioni della natura meno appariscenti, dai più giudicati trascurabili o anche repellenti e da eliminare (insetti, topi, muschi…); una cultura di vasto raggio (dalla letteratura, all'arte, alle scienze) respirata nella consuetudine famigliare, in cui fin dall'infanzia la pratica del disegno occupava un posto importante nel quadro di un'educazione esigente. La sua pittura (coincidente in modo esclusivo con l'acquerello) appare allora essere un linguaggio di assoluta spontaneità, maturato al di fuori di qualsiasi studio accademico; una sorta di altra lingua madre per Braendli, parte determinante, accanto all'italiano e al tedesco, del suo bagaglio culturale (locuzione che Braendli, con bello spirito, cambia in "nécessaire culturale", come si legge in una pagina dei suoi diari). Non a caso, palesi appaiono gli scambi, le inclusioni e l'analogia di ritmo con la scrittura, come ha osservato chi si è chinato sulle carte di questo singolare autore, carte nelle quali sono state inoltre riscontrate corrispondenze con la notazione musicale e la musica, molto amata da Oskar Andrea Braendli. L'estrema riservatezza di carattere lo ha tenuto estraneo rispetto al circuito artistico e lo "svelamento" del suo lavoro – autenticamente e problematicamente "segreto" – sta avvenendo da pochi anni, postumo. Forse la principale lezione che si ricava dall'opera di Oskar Andrea Braendli si lega al formato, inusualmente piccolo, dei suoi dipinti: carte e cartoncini di due, tre centimetri di lato, ma anche molto meno, pochi millimetri; fino a cinque, sei centimetri mentre rarissimi sono i lavori che toccano i dieci centimetri. Questa costante concentrazione su una superficie tanto minima, insieme alla capacità di evocare al suo interno spazi incommensurabili, pullulanti di presenze e di movimento, sono il segno di un'urgente e inappagabile ricerca esistenziale, in fondo non molto differente da quella che si è tradotta per Alberto Giacometti in una progressiva, fatale riduzione delle sue figure. Girare le spalle all'orgogliosa scala di misura dell'uomo che impronta di sé il mondo e indagare la ricchezza della dimensione opposta (atteggiamento, fra l'altro, in sintonia con un pensiero di "decrescita" sempre meno ignorabile) equivale a sviluppare le indicazioni di uno dei filoni più fecondi dell'arte moderna, tracciati da personalità quali Paul Klee e Joan Miró, entrambi sentiti infatti a lui molto vicini da Oscar Andrea Braendli. Con il loro cromatismo brillante, risolto quasi sempre in una vera e propria festa di colori, con la loro varietà di immagini di inesauribile fantasia, i minuscoli fogli di Braendli danno testimonianza di quel vitalismo e di quella pienezza che pervadono l'universo e che superano ogni apparente vuoto e ogni apparente morte. E non ultimo degli strumenti di indagine, di cui ha fatto uso questo solitario artista, che aspirava alla poesia del silenzio, è stato lo sguardo bambino che, contro ogni avversità, egli ha mantenuto intatto lungo il suo percorso, facendone sostegno alla limpidezza delle sue opere.

(Maria Will, in occasione della mostra Micromondo poetico, Biblioteca Cantonale di Bellinzona, settembre 2020)